Monte Nuria dai prati Santoianni

Un approccio insolito al Nuria, un errore ci ha portato a compiere un lungo ed insolito anello tra i boschi e le dorsali dei Cicolani.

Ed ora non rimane che risalirci dai piani di Rascino.

Avevo un conto in sospeso col monte Nuria, un’escursione tante volte messa in pista e mai realizzata, un’atavica incompiuta. L’ho lasciata in disparte come una sorta di piano B, magari per un giorno di rientro da Ascoli, per una Domenica con poco tempo a disposizione oppure dal meteo incerto. Ogni volta che percorro la Salaria verso Ascoli, e giuro sono tante di quelle volte che sto perdendo il conto, dalle parti di Cittaducale non posso fare a meno di alzare lo sguardo, il Nuria lì davanti riesuma i tanti progetti, tutte le volte continuo a ripetermi che è il momento di salire su quella “montagnetta” e di dargli finalmente un connotato preciso, quando da Ascoli rientro succede le stessa cosa dalle parti della gola del Velino; fino a ieri mi ha aspettato con pazienza, oggi finalmente abbiamo fatto conoscenza. Il Nuria è la cima più alta dei Cicolani, il piccolo gruppo montuoso cerniera tra il Velino e il Terminillo, li ho sfiorati quando salii il Giano qualche anno fà, per molti il Giano fa parte dei Cicolani, io non ne sono mica tanto certo; dei Cicolani ho sempre pensato come una chicca naturalistica di assoluto rilievo il grande altipiano di Rascino con il suo lago tentacolare, da lì salire al Nuria e Nurietta credo sia una bella passeggiata, insomma avevo progetti per questo territorio, conoscenze poche o quasi niente, oggi sono andato a colmare un po’ delle mie lacune, forse è meglio dire che sono andato a chiarirmi un po’ le idee. L’occasione è nata un po’ per caso, lo spunto decisivo me l’ha data la carta dei sentieri dei Cicolani, Ed. Selca, che sono riuscito a farmi arrivare a casa, con una carta in mano ero svincolato dalle tante relazioni che si trovano sul web e potevo farmi una mia idea del percorso da scegliere; la giornata giusta ce l’ha data la finestra di meteo decente di questo 25 Aprile, una favorevole apertura in questa primavera decisamente variabile, ci siamo imposti una fuga dai doveri per godere di un po’ di respiro e un po’ di montagna facile. Da Ascoli per la Salaria fino a Caporio ci si impiega meno di un’ora e mezza; da Caporio con la strada regionale 578 “Salto Cicolana” servono poco più di 30 minuti per arrivare ai prati Santoianni, punto di partenza che avevo scelto per la nostra “facile” e “breve” escursione. La SR578 è una strada un pochino tortuosa, molte le curve che salgono i Cicolani, staccandosi da Caporio si va alzando lentamente e ben presto permette una bella ed anche insolita visuale sulla lunga valle dove scorre la Salaria, in questo tratto la valle che ha creato il fiume Velino; una quindicina di chilometri, di curve, bassa boscaglia, piccoli appezzamenti agricoli, oltrepassiamo Casali San Giovanni, poi Casali Natali, un chilometro dopo il piccolo agglomerato di poche case che sfilano sulla strada, in corrispondenza di un ponticello, sulla sinistra si stacca una piccola stradina asfaltata, così piccola che per quasi tutto il tracciato è quasi impossibile incrociare una seconda auto; sale ancora più tortuosa della provinciale, attraversa boschi, a tratti alti faggi ma per lo più di bassa boscaglia e dopo un quarto d’ora si appiana entrando nei prati Santoianni, da dove si dipanano diverse carrarecce ad uso dei boscaioli, dove un punto pic-nic con tanto di sontuoso punto fuoco troneggia al centro di un recinto e di una radura ordinata; mi sa che nella bella stagione da queste parti ci deve essere folla. Parcheggiamo nella piana un po’ fuori strada, sono le 9,30 del mattino, un po’ tardi; la dorsale del monte Nuria sale spoglia e lunga là davanti verso Ovest, prenderla e seguirla è una tentazione, accorcerebbe di molto l’escursione e la renderebbe certamente subito panoramica. Rimaniamo sul progetto iniziale, intendiamo seguire la traccia del sentiero riportato sulla carta, un breve anello che dovrebbe impegnarci per poche ore; raggiungiamo l’area pic-nic ed invece di costeggiarla per andare ad intercettare il sentiero ci facciamo distrarre dall’ampia carrareccia, ben contrassegnata dalle bandierine CAI, che gli parte proprio di fronte; avevo qualche dubbio sulla direzione che prendeva verso Est, ma una virata a Sud-Ovest dopo appena cinque minuti mi ha rassicurato e per un po’ non è stata oggetto dei miei pensieri. In leggera costante salita prende ad inoltrarsi nel bosco ancora rado, superiamo qualche slargo, i primi incroci con altre anonime carrarecce, tracce di grosse gomme dei 4x4 sono ovunque, e continuiamo su quella principale che dopo un po’, ma un po’ troppo, (avevamo già percorso un paio di chilometri) comincia a farci sorgere qualche dubbio. Inizio a dubitare perché la dorsale del Nuria, che ogni tanto si riesce ad intravedere tra la boscaglia, invece di avvicinarsi come dovrebbe, si allontana lentamente, anche la direzione che stiamo seguendo non mi piace, la boscaglia si allarga e gli orizzonti si aprono, la carrareccia tende a scendere, non è così che dovrebbe essere, ne incrociamo una che sale con decisione sulla sinistra, una direzione che mi piace, ma un’ulteriore cartello CAI indica di rimanere su quella principale; per pigrizia continuiamo a non ragionarci sopra fino a percorrere un ulteriore chilometro, ormai in costante leggera discesa e in ambianti sempre più ampi e meno “montani”; era arrivato il momento di studiare la carta, carta che avevamo lasciato in macchina dal momento che mi ero fotocopiato solo la zona che ci interessava. Per farla breve ci siamo convinti che eravamo sulla traccia per Petrella Salto e il lago del Salto, alias ci stavamo allontanando tantissimo dal nostro obiettivo. Mesti e un po’ rabbiosi rigiriamo i tacchi e riprendiamo a salire, non ci voleva; per riprendere il sentiero che sale al Nuria riportato sulla carta saremmo dovuti ritornare al punto di partenza e la cosa non era proprio nei mie pensieri, decido su due piedi di ritornare alla carrareccia che saliva repentina e che avevamo incrociato poco più di mezzo chilometro dietro, la direzione come dicevo mi era già sembrata più giusta e mi sono affidato al senso di orientamento. Su questa sterrata abbiamo preso a salire con decisione, e questa era già una buona evidenza, oltrepassiamo piccole radure, punti di raccolta della legna, una piccola sella che introduce su orizzonti più familiari e rassicuranti, per un momento penso che la dorsale che si intravede verso Est tra gli alberi sia quella del Nuria, non è così, mi renderò conto poi che è quella che gli scorre parallela, che è quella che scorre sopra il sentiero che avremmo dovuto prendere la mattina, stavamo però convergendo verso la giusta direzione. Quando ci avviciniamo alla spoglia dorsale, anche grazie agli orizzonti più larghi, intuiamo e confermiamo l’errore compiuto la mattina e riusciamo a darci anche una collocazione certa sulla mappa, siamo sotto un paginone erboso che sulla carta è chiamato “Prato dei Frati”, la dorsale che abbiamo di fronte è proprio quella che ci ha tentato la mattina e che saliva diretta al Nuria, nella valle tra le due dorsali scorre il sentiero che avremmo dovuto seguire. Raggiungiamo la dorsale spoglia e sassosa intorno a quota 1700 mt, nessun segnale e nessun ometto da queste parti, immancabili le tracce delle gomme dei fuoristrada che arrivano anche quassù, questa montagna è letteralmente seviziata dall’uomo, un po’ come tutte quelle a bassa quota che vengono sfruttate per legname e pascoli; ci sporgiamo sulla valle sottostante, la dorsale di fronte è tutta lì, spoglia e lenta a salire con regolare pendenza, arida e sassosa, così come l’avevamo vista la mattina, termina con una croce di vetta dove un piccolo gruppo di persone bivacca intorno. E’ la prima volta che salgo da queste parti, ma ci vuole poco ad intuire e convincersi che sia la vetta del Nuria. Sono le 11,45, circa 2 ore e 15 minuti dalla partenza; la vetta del Nuria non ci sembra così tanto vicina! Veniamo da giorni stressanti, da notti lunghe dormite male, da preoccupazioni che ci tengono la testa altrove, volevamo una giornata leggera e breve e … e a questo punto il Nuria ci è sembrato tutt’altro, quasi impossibile da raggiungere e ci siamo inevitabilmente un po’ depressi, anche oggi si stava profilando una escursione a metà. Per non buttare la spugna e almeno provare a raggiungerlo provo ad evitare di salire direttamente alla cimetta sovrastante, inizio a tagliare il versante, scorriamo su una parvenza di traccia, forse di animali, senza perdere quota sul fianco della valle che da sul Nuria, entriamo in un bosco, ma ci rendiamo conto che non era la migliore delle scelte, non serviva risparmiare sulla salita per andarsi ad incastrare così; dovevamo ricorrere alla politica dei piccoli passi e delle approssimazioni successive, decidiamo di affrontare i cento metri che ci separano dalla cimetta che abbiamo sopra per andare a vedere cosa ci si parava davanti; nonostante ormai ogni passo fosse contro voglia, fosse fatica, e la testa ci avesse proprio abbandonato, lentamente riusciamo a salirci sopra, la carta ci dice che siamo a quota 1816 mt, tutto sommato nemmeno troppo sotto dalla quota del Nuria che è di 1888mt, ci rinfranchiamo un po’, davanti si allarga un quasi altopiano, piccoli saliscendi e tante gobbe da salire, ci rendiamo conto che seguendo le curve di livello potremmo risparmiare molte salite ed avvicinarci così al Nuria senza dover affrontare ulteriori strappi; aggiriamo diversi tondi cucuzzoli fino a sporgerci sopra il laghetto che è riportato anche sulle carte e quindi perenne, la montagna che si alza davanti sulla destra la riconosciamo con certezza come il Nurietta. Ci concentriamo però solo sul Nuria e ci tocca per forza scendere dentro la piana sotto al Nuria stesso, sulla carta prende il nome di “Sopra campo di Trevi”, si sarebbe potuto allungare fin quasi al Nurietta per fare meno dislivello, aggirare il laghetto, passare per dorsali più o meno alla stessa quota fino ad arrivare sulla sella sotto colle della Fungara, ma ci è sembrato troppo lungo il giro. Marina sceglie di seguire il sentiero principale che taglia per un tratto la base del Nuria, ha traversato per un po’ e poi è salita quasi diritta verso la vetta, io ho preferito entrare nella piana, cogliere i dettagli delle grandi e fitte fioriture di crochi, catturare i riflessi dentro i piccoli laghetti di scolo, districarmi tra i tanti fossi scavati dello scorrere dell’acqua. Raggiungo la sella sotto il colle della Fungara e prendo a salire la dorsale a sinistra dove si va aprendo una vista suggestiva sul lago di Rascino, di un azzurro inaspettato, dalla forma tentacolare esattamente come viene riportato sulle carte, contornato da una piana verde brillante come solo questa fresca primavera può assicurare. Il colle della Fungara quasi non si distingue, è l’ultima prominenza prima che la dorsale inizi a scendere verso Ovest, il Nuria è la davanti ad Est, poche centinaia di metri, di poco più alto, non sapevo che nel frattempo fosse stata posta una croce in vetta. Marina che nel frattempo ha quasi raggiunto la dorsale è di poco avanti a me, alle prese con gli ultimi metri di dislivello. Sono quasi le 14 del pomeriggio, 3 ore e mezza dalla partenza, un vento teso e fresco ci accoglie in vetta, e ci costringe ad indossare i gusci, scendiamo un po’ sotto la dorsale per riparaci e ci concediamo una breve sosta, raggiungono la cima altre due coppie ma forse a causa della brezza tesa e fastidiosa così come siamo arrivati alla spicciolata riprendiamo a scendere. Scendiamo obliqui sotto l’anticima Ovest, tagliamo il versante sopra i Campi di Trevi fino a raggiungere la sella sottostante dove inizia la valle e passa il sentiero di ritorno; di tracce di passaggio di animali ce ne sono un numero imprecisato, di sentiero che possa fregiarsi di tale nome manco l’ombra, ci teniamo comunque sopra il bosco seguendo la direzione della traccia riportata sulla carta, tagliamo il versante sassoso fino ad intercettare di nuovo la dorsale che nel frattempo si è abbassata. I pratoni di Santoianni sono già a vista, la dorsale, con diversi cambi di pendenza e piccoli salti scende diritta, aspra, sassosa e monotona fino a confondersi con la piana giù sotto, popola questo deserto roccioso una selva di viole, sia gialle che viola, e più sotto sono tanti i gigli sambucini con le due tonalità giallo e porpora, non fatevi ingannare dal nome, sono a tutti gli effetti delle orchidee, anche chiamate orchidea sambucina a causa della leggera fragranza dei fiori che ricordano appunto il sambuco. La discesa è lunga e forse anche un po’ noiosa, il panorama sempre lo stesso, verso Nord il complesso del Terminillo, ad Ovest Sud-Ovest la cresta dove eravamo approdati la mattina dopo esserci ritrovati viene superata dai più lontani profili dei Carseolani dove si riconosce il Navegna. Il Nuria che doveva essere una specie di piano B, una montagnetta per ingannare il tempo, distoglierci dai “casiini” di questo periodo, una cosuccia da niente insomma, anche a causa dell’errore iniziale ci ha “fregato” e regalato un anello di circa 16 chilometri ed un dislivello di poco più di 1000 mt. L’ambiente è quello della media montagna, boscaglia, radure, pascoli ed un numero infinito di sterrate e carrarecce ad uso forestale ed agricolo, carrarecce che in un ambiente così povero di segnaletica rappresentano spesso tentazioni, incertezze, dubbi e in molti casi occasione di errori nel scegliere la linea di salita. Bella la vista che si gode dalla vetta del Nuria, dal Terminillo vicinissimo, al quasi gemello Giano, al Vettore confuso tra le nuvole, la Laga fino al gran Sasso ed il Velino a Sud, da qui una appuntita piramide. Rischio di ripetermi ma davvero meritevole di una escursione deve essere l’altopiano del lago di Rascino, un’oasi naturalistica di interesse particolare, da dove dovrebbe essere anche molto carino salire l’accoppiata Nuria e Nurietta. Magari non nel brevissimo tempo, ma credo proprio di inserirla tra la lista delle escursioni che dovrò per forza fare, o nel periodo delle prime nevicate, col paesaggio imbiancato ed il lago ghiacciato o nella tarda primavera, quando di certo sarà invaso dai fiori. Chiudiamo l’escursione alle 15,20 sei ore circa dalla partenza, non esattamente la passeggiata che avevo immaginato ma certamente un tracciato insolito per salire il Nuria.